Storia

Evoluzione del logo US Salernitana dal 1919 al 2023

Storia

A Salerno, il gioco del calcio, ha un nome e un cognome: Donato Vestuti. Fu cronista sportivo, promotore e organizzatore di tutte le manifestazioni agonistiche nella prima decade del ventesimo secolo: dal podismo al ciclismo, fino al canottaggio dando vita alla società “Canottieri Irno”. Lo chalet del club nautico diviene il ritrovo degli sportivi ed è proprio lì che vengono organizzate le prime partite di calcio “regolamentate” e fondata la prima squadra cittadina, il “Salerno Foot-Ball Club” di cui ricopre la carica di Presidente. Nel 1915 va in guerra e muore il 26 Ottobre 1918 sul Monte Coston.

Le origini

Terminata la Prima guerra mondiale, a Salerno, come in tutta Italia, c’è bisogno di ritornare alla normalità. La Birraria Italia, già nota come Birraria Welten, è luogo di incontro tra amanti dello sport. 

E’ proprio davanti a una birra che nasce l’idea di fondare una società sportiva a Salerno, che rappresenti la città nelle varie competizioni agonistiche. Nella sede dei giovani esploratori, di cui Anacleto Bellelli è Presidente, al civico 67 di Corso Umberto I nasce, il 19 giugno 1919, l’Unione Sportiva Salernitana.

Il Presidente è l’agente di cambio Adalgiso Onesti, la carica di Direttore sportivo è affidata a Matteo Schiavone, visto il passato da portiere nella Giovine Italia. Le intenzioni di Schiavone sono quelle di creare un movimento sportivo che racchiuda tutte le discipline sotto un unico nome. Il 27 Luglio sarà organizzata la prima attività ufficiale: la gara podistica “Doppio giro di Salerno” con quasi duecento partecipanti, a cui seguiranno gare di nuoto e ciclismo, mentre la squadra di calcio è impegnata in alcune amichevoli.

La prima sede viene istituita in un locale del Teatro Verdi, concesso dal Comune, mentre si sceglie di giocare a calcio al Piazza d’Armi.

I colori sociali nascono per necessità. Occorre reperire dieci maglie uguali, in quanto il portiere è rigorosamente in nero. Onesti trova solo casacche a strisce verticali bianco-celeste e le acquista.

Solo il 15 febbraio 1920, a distanza di quasi 8 mesi dalla sua fondazione, l’U.S. Salernitana disputa il primo incontro ufficiale della sua storia, un derby con lo Stabia, vinto per 1-0. Quello stesso anno, il 14 marzo, l’esordio casalingo nella partita di ritorno, segna il debutto ufficiale in casa al Piazza d’Armi che resterà il campo da gioco per un intero decennio, esattamente fino al 1931 quando sarà costruito il nuovo stadio “Littorio”, intitolato poi a Donato Vestuti venti anni dopo.
Nei suoi 104 anni di vita, la squadra ha affrontato più volte il campionato di massima divisione del calcio italiano. Nel ‘45/’46, viene disputato un torneo misto tra squadre di serie A e serie B, e seppur non riportato negli almanacchi, quel campionato rappresenta la più alta espressione calcistica in Italia di quell’anno.

Primo stemma ippocampo maglia storica

La maglia granata ed il cavalluccio

Il colore della maglia diventa definitivamente il granata, nato dall’immersione di maglie beige, comprate al mercato di Resina, in un pentolone contenente acqua e colorante rosso “Super Iride”.

Arriva, quindi, la prima apparizione della squadra in serie A, nel 1947/48, durante la quale il maestro Gabriele D’Alma, incaricato dallo storico Segretario Bruno Somma e dal Presidente Mattioli dona, il 18 gennaio 1948 (prima della gara interna con la Juventus), il simbolo alla Salernitana: un cavalluccio marino dorato che serra nella sua coda un pallone da calcio, il tutto racchiuso in uno scudo granata.

L’ispirazione arriva osservando un ippocampo che, imprigionato nella rete di un pescatore, continuava a dimenarsi indomito. D’Alma si convince che quel piccolo animaletto fosse il soggetto più adatto a rappresentare il carattere fiero della piccola squadra granata impegnata contro le grandi del calcio italiano.

Foto di esultanza con Gipo Viani

Il Vianema

In quel campionato la squadra, allenata da Gipo Viani, gioca con una tattica rivoluzionaria mai utilizzata in precedenza: il “vianema”. L’idea, tanto semplice quanto innovativa, consiste nello schierare il mediano Piccinini nella marcatura dell’attaccante avversario, consentendo a Buzzegoli, il difensore centrale, di svincolarsi e di poter intervenire in qualsiasi zona della difesa; nasce così il ruolo del libero. Da questo momento in poi, i più grandi allenatori, come: Nereo Rocco, Helenio Herrera e Giovanni Trapattoni su tutti, costruiscono i propri successi sfruttando l’intuizione di Gipo Viani.

Allenamento con il mister Rosati

Tom Rosati e Pierino Prati

Dopo quell’anno la squadra disputa diversi campionati in cadetteria senza particolari sussulti degni di nota, per poi retrocedere in serie C, fino all’indimenticabile promozione del ‘66, quando Tom Rosati riporta in serie B la squadra dopo 11 stagioni.

Il presidente Gagliardi rifonda la squadra, salvando dalla precedente stagione i soli Scarnicci e Adduci, mentre il fiore all’occhiello è il giovane Pierino Prati, centroavanti della Nazionale juniores e promessa del Milan. E’ un campionato avvincente, testa a testa con il Cosenza, che i granata spunteranno all’ultima partita a L’Aquila. La squadra scortata da cinquemila tifosi impatta zero a zero e torna in serie B, con una formazione che resta nella memoria di tutti come una filastrocca: Piccoli/Rosati, Morosi, Alberti/ Scarnicci, Dianti, Corbellini/Cominato/Prati, Sestili, Minto. Per festeggiare di nuovo una promozione, si devono aspettare 24 anni. Il 3 giugno del 1990, il pareggio casalingo a reti bianche con il Taranto, segna il ritorno tra i cadetti della Salernitana ma, soprattutto, l’addio al Donato Vestuti, vero tempio della storia granata che va “in pensione” dopo 60 anni di onorato servizio, per lasciare spazio all’attuale casa: lo stadio Arechi.

Agostino Di Bartolomei

L’uomo simbolo del ritorno in serie B è il campione Agostino Di Bartolomei. Legato dagli affetti a Salerno, Di Bartolomei sceglie proprio il granata per concludere una carriera gloriosa spesa soprattutto alla Roma, di cui è stato indiscusso leader per 12 stagioni, vincendo il tricolore nel 1983.

L’allenatore Giancarlo Ansaloni gli consegna le chiavi della squadra e Agostino contraccambia con 30 presenze impreziosite da 9 gol fondamentali per la storica promozione in serie B. Da ricordare la doppietta su rigore nel derby di andata giocato al Pinto di Caserta, finito 2-2, ma, soprattutto, la rete decisiva nella partita giocata a Brindisi con la vittoria per 1-0. Il sipario sulla stagione cala il 3 giugno del 1990, giorno della partita col Taranto che sancisce la promozione in cadetteria di entrambe le squadre. Con quell’ultima gara cala il silenzio attorno ad un personaggio probabilmente troppo puro per il mondo del calcio. Quel silenzio, evidentemente, divenne assordante e insopportabile tanto che, il 30 maggio del 1994, nella sua casa di Castellabate, Di Bartolomei decise di porre fine alla sua esistenza terrena.

Delio Rossi segue la partita dalla panchina

Delio Rossi e la serie A

Ventiquattro giorni dopo la Salernitana, con Delio Rossi al timone della squadra, festeggia il ritorno in serie B e l’anno successivo perde l’ultima partita con l’Atalanta per fare il doppio salto . Il “profeta” Delio Rossi torna in panchina due anni dopo l’amaro epilogo di Bergamo. La Salernitana è una macchina perfetta, domina il campionato e il 10 Maggio 1998, davanti a oltre trentamila spettatori, ritorna in serie A, rimandando, però, i festeggiamenti a causa dell’alluvione di Sarno avvenuto pochi giorni prima.

Castori e il ritorno in A

Ventitre anni dopo, lo stesso giorno, la Salernitana festeggia a Pescara una nuova promozione in serie A. La squadra di Castori vince un campionato anomalo, senza la consueta spinta del pubblico causata della pandemia da covid-19 e approda in massima serie con una situazione societaria complicata a causa della multiproprietà con la Lazio. Quando la pandemia allenta la morsa, il pubblico granata corre a stringersi intorno ai suoi calciatori, avendo la scorza dura di chi ne ha viste tante, tra fallimenti e lodo Petrucci nella prima decade del nuovo millennio. La squadra non è attrezzata per competere al pari degli avversari e a Natale il bottino sarà di soli otto punti.

il presidente Iervolino con la famiglia festeggia in campo

L’era Iervolino

Ma se il Natale è stato avaro, il Capodanno sarà indimenticabile per tutti i cuori granata: allo scadere della mezzanotte arriva il colpo di coda di Danilo Iervolino che rileva la Salernitana, salvandola letteralmente dal baratro e restituendole dignità e rinnovato orgoglio.

Affida la campagna acquisti alle sapienti mani di Walter Sabatini e in seguito a Davide Nicola la guida tecnica. La formazione granata arremba in ogni partita, agonismo e grinta sono le caratteristiche che mettono in campo i calciatori, ma la strada per raggiungere l’agognata salvezza resta in salita. Aprile, però, riserva grandi sorprese.

Tutto comincia a Roma, il 10 Aprile del 2022, dove i granata offrono una grande prestazione nonostante la sconfitta. Sembra tutto perduto eppure la brace arde sotto la cenere. Ci sono due impegni ancora lontani da casa, prima Genova sponda blucerchiata e poi Udine. Al Marassi la Salernitana è subito in vantaggio. Fino al novantesimo è battaglia vera in campo, gli uomini di Nicola, spinti da un tifo incessante dal settore ospiti, vincono la gara.

La cenere fa posto a una fiamma decisa e impetuosa, la carovana granata attraversa lo stivale in orizzontale verso il Friuli pronta a siglare un nuovo entusiasmante successo al cardiopalma grazie ad un gol di Verdi nei minuti di recupero. Ora il fuoco è incontenibile, si torna a Salerno contro la Fiorentina che nulla può contro gli indemoniati in maglia granata. Si vince ancora e sarà l’ultima. Di lì in poi tre pareggi consecutivi, Atalanta, Cagliari ed Empoli con Perotti che sbaglia il rigore della salvezza a partita finita.

Salernitana-Udinese, ultima partita di campionato, è per cuori forti, per marinai abituati a veleggiare su mari in tempesta, per gente temprata dalle intemperie di oltre cento anni di Storia granata. E’ la partita della lunga attesa, la Salernitana perde in malo modo e bisogna aspettare il contemporaneo fischio finale di Venezia- Cagliari per decretare la permanenza in serie A. Tutto dipende dagli ultimi istanti di gioco in laguna dove il pareggio condanna i sardi alla retrocessione. La Salernitana è salva, scrivendo di fatto una delle favole più belle con la benedizione dagli Dei del Calcio.

La Salernitana oggi – Avanti Bersagliera

Si riparte così, per la prima volta nella storia granata, con il secondo anno consecutivo in serie A. Al timone viene confermato Davide Nicola mentre arriva Morgan De Sanctis a ricoprire la carica di DS. L’organico viene rinforzato con giovani promettenti e calciatori di esperienza.

Seppur in un primo momento i granata conquistano punti partita dopo partita, presto la compagine guidata da Nicola rivela alcune fragilità che spingono il Presidente Iervolino ad un cambio in panchina. Approda all’ombra dell’Arechi il tecnico portoghese Paulo Sousa, che rivitalizza la squadra ed inanella una lunga serie di risultati positivi. Rispecchiando la storia di “Davide e Golia”, la Salernitana si rivela un avversario ostico e caparbio che riesce a dare filo da torcere alle grandi del campionato.

Con la società targata Iervolino una nuova era granata è iniziata, che vede la Salernitana ritagliarsi un ruolo da protagonista nel calcio italiano.